… ovvero, un bel articolo scritto dall’amico Gigi per il CAI.
In questo si racconta la nostra salita al Tagliaferro!
Questa volta il Tagliaferro l’ho salito (da secondo) per la cresta nord !! Erano anni, forse più di 20 che questa cresta mi faceva sognare. Pensate che mentre portavamo il materiale per issare la Madonna sul Corno Nero Fed mi dice…
“Gigi, prima o poi ti ci porto! Ma ricorda .. secondo me non sarà una ‘passeggiata di salute’ ….”
Ma torniamo al presente. I tempi sono maturati, il meteo è ok siamo entrambi in gran forma, non abbiamo casini in famiglia quindi si parte! Andando al sodo, sabato alle 15.00 Fed mi passa a prendere e partiamo alla volta della Valsesia. Raggiunta Alagna saliamo fino alla frazione Pedemonte dove parcheggiamo. Siamo a quota 1300 circa .. forse un pelo di meno. Alle 17.30 ci mettiamo in marcia. Gli zaini sono piuttosto pesanti .. come al solito del resto! Io porto la corda e Fed “il ferro”: nut, friend, alcuni chiodi, rinvii, moschettoni e martello!
Partiamo piuttosto decisi. Il sentiero è subito a gradini, attraversiamo un ponte … poi altri scalini Il sole picchia sulle nostre teste come un martello su un’incudine! Siamo veloci, copriamo i 1100 mt di dislivello in poco più di un’ora! 75′ e siamo al rifugio Ferioli. A onor del vero Fed arriva sulla veranda prima di me in quanto alla vista della bandiera è schizzato come un cavallo imbizzarrito ed io non ho potuto far altro che lasciarlo andare !! I gestori (gentilissimi!!!!!!) sono increduli Il rifugio è un gioiellino. Il luogo è incantevole. Si un pelo isolato … roba da amatori Sopra le nostre teste il Tagliaferro: imponente con la cresta nord proprio di fronte a noi! Ceniamo coi gestori, manco a dirlo ci siamo solo noi. Parliamo di tutto: di lavoro, di passioni, di montagna,di vie … I ragazzi (due coppie e mezza) non sono molto esperti del mondo verticale .. ma si intuisce da subito l’amore per la montagna. Alle 22 ci ritiriamo e loro passeranno alcune ore a giocare a carte! Già, come potete aver intuito, non esiste un “gestore” ma sono i soci del CAI di Olgiate che turnano per tenere il rifugio aperto!!! Grandi!!!!!!!!!!! Mai dormito così bene! Sveglia alle 6. Prepariamo gli zaini e scendiamo a fare colazione, si sono persino alzati per prepararcela!!! Con vero rammarico devo lasciare tutto quel ben di Dio sul tavolo; non posso rimpinzarmi come un porcello ! Alle 7.15 ci mettiamo in marcia. Un quarto d’ora e siamo al colle Mud. Qui inizia la scalata. Saliamo la prima parte del pendio e puntiamo le prime rocce. L’erba è molto bagnata. Dobbiamo stare attenti. Le lapidi attorno a noi ci mettono in guardia!! Giunti ai piedi delle prime rocce ci leghiamo. Le difficoltà di questi primi 150 mt di parete non dovrebbero andare oltre a qualche passaggio di III …. ma i licheni e il muschio hanno reso la parete scivolosissima! Federico decide per una progressione di “conserva corta protetta”: ovvero ci leghiamo ad una decina di mt .. mentre sale mette delle protezioni intermedie non appena la corda è in tiro io parto e quando incontro le protezioni le recupero. Fed si ferma solo quando ha finito il materiale. A quel punto mi recupera si riprende tutto e riparte. Con questa tecnica riusciamo a salire con un discreto margine di sicurezza senza essere troppo lenti. Raggiungiamo così il filo di cresta. Qui tutto cambia. La roccia ora non è più scivolosa. Aumenta l’esposizione e man mano che si sale migliora la qualità della roccia. Iniziamo a salire a tiri. L’arrampicata è bella e varia. I passaggi, mai banali, sono sempre belli ed estetici. La roccia da metà via in su è stupenda! Verso la metà appunto, Fed si sbaglia, invece di contornare un torrione a dx si butta a sx in piena parete. Spigolo bello! Poi diedro fessurato. Uno spettacolo. Forse un pelo duro .. ma tanto il mio primo ne ha da vendere ! Superiamo ancora alcuni torrioni con passi strapiombanti … poi un lungo tratto in piano .. si, si . ma affilato come una lama di coltello!!! Così per alcune lunghezze di corda. Fin sotto i torrioni finali. Ecco il “Pilastro”. Calziamo le scarpette da arrampicata e mangiamo un dolcetto tanto per smorzare la fame. Partenza con passaggio duro, dato V-. Strapiombo e poi placca. Fed sale 4 mt poi sostenuto dalle sole dita della mano sinistra si ferma e pianta un chiodo. Ancora oggi mi chiedo come ha fatto in quella posizione a piantare un chiodo Ancora 4-5 mt delicati poi il torrione diviene verticale ma gli appigli ora sono fin troppi I successivi due tiri sono su spigolo verticale ed espostissimo!! Fino all’ultimo … la via finisce proprio in vetta e fino all’ultimo metro non ti concede riposo! Il tempo che era splendido inizia a peggiorare. Beh, non che sia una novità in Valsesia. Cmq nuvole minacciose ci consigliano di scendere a valle molto velocemente! Essendo partiti da Alagna dobbiamo per forza tornare ad Alagna per il sentiero che porta al passo del gatto e alla bocchetta di Moanda. Mai fatto un sentiero così brutto … e .. mortale! Una roba indegna!! Sicuramente da sconsigliare. L’erba era bagnata, Fed aveva due scarpe da avvicinamento con suola poco artigliata ed ha faticato non poco per tenersi in piedi. Nemmeno in arrampicata l’ho visto così concentrato. Un errore voleva dire un volo di qualche centinaia di metri! Così fino alla bocchetta … poi? .. poi eterno! Non finiva più … ancora ieri sera avevo male alle gambe e facevo una fatica terribile a scendere le scale. Arriviamo all’auto che è quasi buio, siamo cotti ma contenti! Abbiamo portato a casa una gran bella salita.
Luigi M.